Riflessioni sul motociclismo
By Palix
on 30 Ott 2015 5:19 PM
  • Palix

Io amo il motociclismo. Un amore condiviso da milioni di persone. Per amore di questo sport mi sono spesso fatto male ma grazie a questo sport ho conosciuto meglio me stesso e ho conosciuto le persone più importanti della mia vita. Mia moglie Clarissa Oliverio per prima, e poi tanti cari amici.

Per amore di questo sport fino ad ora non mi sono espresso pubblicamente su quanto è accaduto in Motogp. Credo che le ultime vicende abbiano tirato fuori quello che già si poteva intravedere da tempo. Quando chi comanda è il business lo sport va a farsi un giro. E quando si perdono di vista i veri valori dello sport allora anche gli "sportivi" (in questo caso i più VELOCi al mondo) si ritrovano ad essere solo degli attori di un grande spettacolo che poco e niente ha a che vedere con lo sport.

Nel dettaglio la manovra di Rossi è completamente antisportiva (caduta o meno) e l'atteggiamento in pista di Marquez è almeno sospetto e comunque fuori luogo. A questo punto chi decide i regolamenti avrebbe potuto far capire a tutti che non si può e non si deve scherzare in pista, perché ci si può fare male ma soprattutto perché il grande atleta ha il compito morale di dare l’esempio. È con l’esempio che cresceranno le generazioni future, è la verità che fa evolvere l’essere umano.

Allora il Valentino avrebbe potuto ammettere di essersi arrabbiato e frustrato dalla situazione, di aver reagito con un gesto di rabbia/disperazione agli attacchi di Marc. E Marc avrebbe potuto ammettere di aver cercato lo scontro diretto per infastidire Valentino che durante l’anno lo ha più volte attaccato (in modo poco corretto) sia in pista che fuori.

La rabbia, la frustrazione, il volersi vendicare sono sentimenti umani e comprensibili da tutti. Quello che rende un uomo migliore è ammettere le proprie debolezze pubblicamente cosi da non ripeterle, così da dare l’esempio. Valentino e Marc sarebbero diventati ancora più campioni di quanto lo sono ora. Invece tutti danno la colpa a tutti in una guerra che crea altre guerre. Ultima cosa di cui ha bisogno il genere umano.

E poi c’è chi decide le sanzioni che avrebbe potuto prendere una posizione decisa per evitare altre conseguenze ancora più gravi e invece ha deciso di aumentare la suspense… come in un film in cui si aspetta un finale mozzafiato. Ma qui non siamo ad Hollywood, questo è sport. E lo sport è prima di tutto rispetto, rispetto per se stessi, per gli altri e per le regole. Qui nessuno rispetta più nessuno, nemmeno se stesso. Allora io li lascerei entrambi a casa a riflettere sull’accaduto. A riflettere sul vero perché di quello che hanno fatto.

E metterei al posto loro due piloti che ancora si ricordano il perché corrono. Perché, cari miei, correre solo per vincere significa non sapere perdere. E non saper perdere significa non voler crescere. E se fare sport non serve più a crescere allora è meglio che smettiamo di farlo e ci dedichiamo ad altro. Me compreso.